La dissalazione dell’acqua di mare consiste nella rimozione del suo sale al fine di renderla potabile o distillata. L’energia da impiegare per il processo può essere termica o meccanica ed è uno degli aspetti fondamentali da considerare assieme agli obiettivi che si vogliono perseguire.
La produzione di acqua potabile è un processo conosciuto fin dall’antichità tuttavia le prime applicazioni a livello industriale iniziano, indicativamente, negli anni Cinquanta, e da allora la potenzialità di questo processo è cresciuta esponenzialmente dal momento che l’evoluzione della tecnologia ha contemporaneamente ridotto i costi dell’acqua prodotta. Ad oggi, infatti, i costi di investimento sono la metà rispetto ai primi anni ‘80.
Sembrerebbe di sì, anche se al momento l’ONU la considera una soluzione troppo costosa. Di diverso avviso è invece il Professor Enrico Drioli, professore emerito dell’Università della Calabria e oggi docente in Corea del Sud, che ha guidato un progetto di ricerca internazionale in collaborazione con i più importanti centri di ricerca europei e israeliani del settore.
Secondo il Professore i prezzi delle nuove tecnologie di dissalazione a membrana stanno diminuendo e un po’ alla volta diventeranno accessibili a tutti.
Si tratta di sistemi, già presenti in natura, che consentono il passaggio selettivo di specie chimiche. Quando viene spinta l’acqua di mare attraverso queste superfici i sali non passano fungendo, quindi, da filtro. Questo meccanismo è stato riprodotto a livello industriale e sembra funzionare anche molto bene.