Venezia presenta un sistema fognario molto particolare, costituito da una rete di cunicoli in muratura chiamati “gatoli”, la cui origine risale al Cinquecento. Si tratta di una rete di collettori adibita alla raccolta delle acque usate e meteoriche che defluiscono nella laguna o nelle acque dei rii cittadini.
Solamente nella parte di più recente edificazione ovvero Sant’Elena, Giudecca, Santa Marta, Sacca Fisola e Murano, è presente un sistema fognario più moderno, cioè a tubo, ma anch’esso recapita le acque reflue direttamente in laguna.
Per adeguare la città a standard depurativi e fognari più moderni è stato redatto un progetto che mira a ottimizzare il sistema esistente nelle aree storiche centrali, più fragili e quindi meno adatte a interventi radicali. Nelle aree periferiche, invece, caratterizzate da minori criticità ambientali, è previsto un adeguamento progressivo attraverso la realizzazione di una rete bianca per le acque meteoriche e di una rete nera per le acque usate, quest’ultime indirizzate a un impianto di depurazione.
Sono contenitori realizzati in vari materiali come calcestruzzo, vetroresina ecc, nei quali vengono scaricate le acque nere e si trovano solitamente fino a 2 metri di profondità. Le fosse settiche sono strutturate in due o tre camere comunicanti dotate di valvole che hanno la funzione da un lato di far risalire schiume e residui più leggeri, dall’altro di far depositare nel fondo i residui con peso maggiore.
I fanghi che si accumulano nel fondale subiscono un processo di fermentazione durante il quale vengono prodotti dei gas che saranno espulsi tramite appositi tubi di ventilazione. Le acque reflue chiarificate, infine, sono aspirate e smaltite all’esterno dell’edificio.
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