Il termine biorisanamento (bioremediation) va ad indicare quelle tecniche di rimozione degli inquinanti dai terreni per mezzo di processi degradativi ad opera di organismi microbici. L’efficacia di queste tecniche può variare a causa di fattori esterni, in primis quelli ambientali e la bioremediation si pone, appunto, come obiettivo quello di ottimizzarli per rendere l’intero processo di trasformazione dell’inquinante il più rapido possibile e il meno pericoloso possibile.
Da un paio di anni ormai, è stata riconosciuta l’importanza dei processi di degradazione spontanea prima di tutto per la possibilità di ottenere un terreno biologicamente vivo e quindi di più facile utilizzo e poi per i costi sensibilmente inferiori rispetto alle altre tecniche. Il potenziale di questi metodi, sta tutto nella loro semplicità, dal momento che i microorganismi responsabili della degradazione sono autoctoni del terreno, anche se c’è anche il rovescio della medaglia, ovvero, i tempi lunghi di attesa. Per ovviare a questo problema è necessario ottimizzare le condizioni nelle quali operano i batteri, aggiungendo ossigeno e controllando i valori di umidità e temperatura.
Una delle tecniche più utilizzate per l’ottimizzazione della degradazione spontanea è l’aggiunta, nel terreno contaminato, di un substrato organico biodegradabile che porta i seguenti vantaggi:
La nostra azienda è particolarmente sensibile a questo tema, dal momento che produciamo tubazioni in PVC fessurate idonee all’intercettazione di inquinanti dai terreni. Un sistema di sonde con rilevatore di idrocarburi viene fatto passare all’interno di tubazioni fessurate in modo che, in caso di perdita, viene inviato un segnale di allarme. Se sei interessato all’argomento contattaci e saremo lieti di fornirti una consulenza in merito!